Stop allo spreco alimentare
Nuovi valori di prodotto per l'economia circolare
Insetti per l'economia circolare
L’allevamento di insetti produce valore perché permette di bio-convertire gli scarti organici in prodotti per i quali esiste un mercato (farina e olio proteico, derivati chimici, ammendanti...) senza necessità di contribuzioni pubbliche.
Quindi, per quanto di recentissimo sviluppo, la bioconversione dei materiali con l’impiego di larve va vista come una realtà grado di rivoluzionare il significato tradizionale di “scarto organico”.
È un processo perfettamente in linea con quanto disposto dalla Direttiva 2008/98/CE che stabilisce in modo inequivoco l’ordine di priorità nelle scelte di trattamento dei rifiuti (prima il riutilizzo, poi il riciclo infine la valorizzazione energetica e, infine, la posa in discarica).


Non è ancora stata individuata una modalità economicamente sostenibile per il recupero e la valorizzazione degli scarti organici.
Il problema
Attualmente, in Europa, la gran parte dei rifiuti e dei residui organici viene gettata in discarica o viene recuperata per produrre energia o compost.
Queste ultime sono soluzioni economicamente convenienti solo grazie alle importanti incentivazioni concesse dallo Stato o alle alte tariffe di conferimento pagate dalle utenze pubbliche e private.


L'allevamento degli insetti produce valore perchè oggi, in Europa, continuiamo ad importare proteine da un «resto del mondo» che, entro vent’anni, avrà due miliardi di persone in più da sfamare.
Proteine che vengono immesse in un sistema alimentare squilibrato che produce emissioni incontrollate e che, alla fine del del processo, getta tra i rifiuti un terzo del cibo prodotto.




Con l’allevamento di insetti abbiamo l’opportunità di rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti aprendo allo stesso tempo nuovi orizzonti per l’innovazione biotecnologica.
Oltre al loro contributo positivo lungo tutta la catena alimentare e dei mangimi, infatti, con gli insetti si possono produrre dai rifiuti nuovi materiali innovativi a base biologica: ammendanti, produzioni chimiche, biocarburanti.
Non tutto...
... ci sono alcune questioni chiave legate allo spreco alimentare che debbono essere gestite con attenzione:
Quindi tutto risolto ?


Attualmente l'utilizzo di materiali classificati come rifiuti per alimentare larve di insetti è vietato, e anche la possibilità di recupero dei materiali da impiegare come feedstock è frenata da alcune situazioni:
Normativa incompleta: manca una legge nazionale chiara sull’allevamento di insetti
Subtrati limitati: regole rigide e interpretazioni diverse su cosa può essere usato come alimento per gli insetti
Iter complessi: pratiche frammentate tra ASL, Regioni e Comuni, senza procedure standard
Status incerto: non pieno riconoscimento come attività agricola o zootecnica.
Vincoli commerciali: poche specie e usi ammessi (novel food e mangimi)
In pratica, l'attività è consentita ma ostacolata da burocrazia e incertezze normative.
Scarto agricolo
E’ valorizzato poco: sovente viene lasciato in campo o destinato alla produzione di compost e di biogas.
Ci sono poche e limitate applicazioni di nicchia, soprattutto nel settore tessile o farmacologico a livello di laboratorio o startup.






Sottoprodotti di trasformazione
in Italia vengono quasi completamente recuperati e destinati prevalentemente alla alimentazione di suini, alla produzione di PAT o mangimi oppure come substrati di alimentazione per il biogas.
Eccedenze alimentari
La distribuzione produce grandi volumi di eccedenze alimentari, merci scadute o invendute, che però presentano rilevanti problemi di costo per il disimballo e la trasformazione.
Rifiuti organici post consumo (FORSU)
Rappresentano la grande parte dello spreco alimentare. Per essere riutilizzati al di fuori dei circuiti istituzionali sono richieste complesse procedure end-of-waste.
Il contesto in cui lo spreco alimentare si origina
1
Gli ostacoli giuridici e amministrativi
2
Però...
In Italia si stanno progressivamente attuando i regolamenti regionali “End-of-waste” previsti dalla L. 128 del 2/11/2019
Le Regioni e gli enti da esse delegati possono definire specifici protocolli per la cessazione della qualifica di rifiuto.
Il recupero «circolare» a fini mangimistici con gli insetti o per impieghi non alimentari di ex-rifiuti compatibili (es: prodotti alimentari invenduti e imballati; scarti di mensa…) è quindi una possibilità concreta di azione.
3
I sottoprodotti sono pochi e cari
Con l’approvazione delle ultime norme sul biometano, la competizione per il recupero e la trasformazione dei sottoprodotti agroalimentari è diventata molto forte.
Le frazioni organiche più adatte a essere impiegate come feedstock per gli insetti sono, di fatto, le stesse utilizzate negli impianti di digestione anaerobica.
Questi ultimi, tuttavia, beneficiano di forti incentivi pubblici, creando condizioni di concorrenza inique, soprattutto per l’acquisto di grandi quantitativi di materiale. Un impianto di biometano ha necessità di diverse decine di migliaia di tonnellate di materiali in ingresso.
Diverso è il caso del recupero di sottoprodotti su scala territoriale limitata: in questo ambito, la fornitura può essere irregolare, ma si presta bene a essere integrata nei piani di gestione di impianti di piccola taglia, le cui necessità si misurano in centinaia di tonnellate l’anno.
I problemi evidenziati diventano particolarmente critici nel caso delle vertical farm o, più in generale, dei grandi impianti di bioconversione basati sugli insetti.
A meno che una grande insect farm non sia situata nelle immediate vicinanze di un importante stabilimento agroalimentare con scarti da smaltire, i costi di recupero e trasporto del materiale destinato all’alimentazione delle larve diventano economicamente insostenibili — soprattutto in un contesto come quello italiano, frammentato in centinaia di migliaia di piccoli operatori.
La condizione necessaria per rendere sostenibile il recupero degli scarti è quindi ridurre il raggio di raccolta e selezione.
In questo modo, oltre a contenere i costi logistici, si possono valorizzare gli scarti alimentari prodotti da piccole realtà locali, che oggi non dispongono di valide alternative allo smaltimento in discarica.
Infine, collaborando con i consorzi locali dedicati alla raccolta e selezione dei rifiuti, diventa più semplice attivare protocolli end of waste specifici, riducendo ulteriormente i costi di gestione degli allevamenti e rafforzando il valore ecologico complessivo del sistema.






